RATAFIÀ DI UVA, UN LIQUORE DOLCE, LEGGERO E DAVVERO ANTICO

Ratafià di uva

Con la ricetta di ratafià di uva si fa davvero un gran passo indietro nel tempo. Si tratta infatti di un liquore tradizionale le cui origini – considerando le farmacie delle abbazie – sono probabilmente millenarie.
Lo stesso nome del resto ne denuncia gli anni, anzi i secoli. Deriva infatti da una espressione latina che amministratori e notai usavano al termine di patti e accordi legali. In tali occasioni – auspicando che, dopo il tempo delle parole, più nulla ostacolasse i fatti – si brindava con l’espressione rata fiat: che si faccia! Da cui il nome ratafià, dato ai liquori dolci e poco alcolici offerti per augurio.

È un liquore realizzato in infinite varietà, poiché è possibile farlo con ogni tipologia di frutta. In forme anche molto diverse tra di loro è quindi diffuso in vari Paesi (Francia, Spagna e Svizzera) e in numerose regioni italiane, tra cui tutte quelle dell’arco alpino.  Il Ministero dell’agricoltura lo ha inserito nell’elenco dei prodotti tipici di Piemonte, Valle d’Aosta e Abruzzo.

Anche la gradazione alcoolica è molto variabile, perchè l’infusione può essere fatta con alcool puro, con altri liquori (grappa, acquavite) ma spesso anche con vino. In quest’ultimo caso si ottengono ratafià con gradazione alcoolica molto bassa.

RICETTA DEL RATAFIÀ ALLE AMARENE – Il ratafià italiano più famoso è quello di visciole o di amarene. Ne diamo velocemente la ricetta per una bottiglia: si prende 1 kg di amarene (o visciole), si denocciolano, si versano in un recipiente di vetro a chiusura ermetica e si lasciano 40 giorni alla luce, in modo che possano fermentare prendendo anche qualche ora di sole al giorno. Quindi si filtra, si aggiunge 500 g di zucchero, 300 ml di alcool a 90° e si lascia maturare per 3 settimane in luogo fresco e buio. Tutto qui.

DOSI per circa 1,5 litri


INGREDIENTI

  • 1 kg di uva dolce e matura
  • 600 ml di alcool a 95°
  • 500 ml di acqua oligominerale naturale
  • 500 g di zucchero semolato
  • 1 stecche di cannella
  • 6 chiodi di garofano

ESECUZIONE

  1. Lavate l’uva, sgranate gli acini eliminando del tutto il raspo e asciugateli tamponandoli in un canovaccio. Schiacciate i chicchi con le mani (non dovete fare il mosto: è sufficiente romperli tutti) e versate succo e polpa (compresi i semi) in un capiente vaso a chiusura ermetica
  2. Aggiungete la cannella, i chiodi di garofano, 100 g di zucchero e mescolate con cura fin quando lo zucchero non è completamente sciolto. Versate l’acool, chiudete ermeticamente il recipiente, agitatelo dolcemente per una decina di secondi, quindi mettetelo a riposare in un luogo fresco e buio per 40 giorni. Ogni 3-4 giorni agitate un poco il recipiente
  3. Trascorsi i 40 giorni, filtrate l’infuso con un colino fino, schiacciando la polpa d’uva per spremerne bene tutti i liquidi. Eliminate ogni parte solida e riversate il liquore nel contenitore a chiusura ermetica
  4. Riscaldate l’acqua senza arrivare a farla bollire, versateci i restanti 400 g di zucchero e fateli sciogliere completamente mescolando. Lasciate raffreddare lo sciroppo e quando è a temperatura ambiente unitelo nel contenitore con il liquore. Mescolate bene, chiudete ermeticamente e fate riposare ancora per 10 giorni al buio
  5. Filtrate con un panno di cotone a trama finissima il ratafià (l’ideale è utilizzare gli appositi filtri di carta) e conservatelo in bottiglie con tappo ermetico per almeno una settimana prima di consumarlo. Il ratafià di uva si offre freddo di frigo

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