La cicerchiata è un dolce tipico molisano, però considerato tale anche in Abruzzo, Umbria e in diverse zone del Lazio. In realtà questo dolce semplice e buono è diffuso in tutto il centro-sud con ricette molto simili e nomi diversi: scroccafusi nelle Marche, struffoli in Campania, purcidduzzi in Basilicata e Puglia, pignolata in Calabria e Sicilia. E in fondo anche gli acciuleddi sardi sono più o meno la stessa cosa, seppure di forma più elaborata e originale.
Tuttavia, a volerne tracciare una sommarissima storia, questa tipologia di dolci apre argomenti alquanto intricati per potercisi addentrare in questa sede.
Nel trattato di cucina di fine XVII sec. di Antonio Latini – solo per fare un singolo esempio – si cita come “strufoli o struffoli alla romana” l’odierna ricetta napoletana.
Inoltre, oltre ai dolcetti indicati, ce ne sono altri con nome simile (o identico) e che sono apparentemente uguali pur essendo diversi. È il caso, per fare il solito esempio, della cicirata lucana, che però è fattiacon pasta all’uovo e utilizza liquori forti.
Cicerchiata, il dolce che mette allegria
Il nome cicerchiata deriva dal fatto che le palline fritte assomigliano alle cicerchie. Un legume un tempo relativamente diffuso, la cui forma sta a metà strada tra un cece e una piccola fava.
È un dolce che in Molise non manca mai sulle tavole delle feste o de grandi eventi. Ma è anche considerato un dolce che mette allegria e quindi tradizionalmente preparato per la felicità dei bambini nei periodi di festa invernali. Quindi soprattutto Natale e carnevale, e anche, in misura minore, Pasqua.
La ricetta che proponiamo è una di quelle più diffuse e dal decoro ormai abbastanza standardizzato. Tuttavia, se volete realizzare una cicerchiata più tradizionale sostituite i confettini colorati con un trito finissimo di mandorle pelate e di frutta candita. Oppure con la buccia grattugiata di una arancia (solo la parte colorata) da far caramellare insieme al miele e allo zucchero.
Un’ulteriore variante, in voga nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale, è quella di sostituire il vino con due cucchiai di limoncello o di liquore all’arancio.
Attenzione alla grandezza dei pallini di cicerchiata. Più sono piccoli, meglio è! In tal modo, infatti, aumenta la superficie relativa di pasta che entra in contatto con il miele. Quindi non più grandi di un cece, considerando che le cicerchie, che danno il nome al dolce, erano appunto più o meno di questa grandezza. Eventualmente anche un pochino più piccole, ma non più grandi.
DOSI PER 5-6 PORZIONI
Ricetta della cicerchiata:
gli ingredienti
- 300 g di farina
- 30 g di burro
- 110 g di zucchero (30 nell’impasto e 80 per il caramello con il miele)
- 2 uova
- Vino bianco secco
- 150 g di miele
- Confettini colorati
- Olio per friggere
La preparazione
- In una ciotola sciogliete il burro a bagnomaria, aggiungete 30 g di zucchero, le due uova, la farina e 4 cucchiai di vino. Mescolate con cura senza lasciare grumi: il risultato finale deve essere un composto omogeneo ed elastico, ma abbastanza sodo
- Lavorate con le mani il composto e dividetelo in parti che allungherete a forma di serpentelli del diametro di circa 1 cm. Tagliate ogni “serpentello” in tocchetti di circa 1,5 cm e rigirateli velocemente sul tavolo con il palmo della mano, in modo da arrotondarne gli angoli
- Versate abbondante olio in una padella, riscaldate e friggete le palline di cicerchiata. Quando sono dorate prelevatele con una schiumarola e mettetele ad asciugare su carta da cucina
- In una seconda padella versate il miele e i restanti 80 g di zucchero e riscaldate a fuoco lento finché lo zucchero è interamente sciolto e leggermente caramellato. Unite la cicerchiata al caramello, spegnete il fuoco e amalgamate mischiando delicatamente
- Versate la cicerchiata nel piatto da portata e spolverizzate con i confettini colorati. Servitela a temperatura ambiente